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al testo di Chanteloup
Di marzo
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E le ore che scontano la pelle la prigionia di primavera sotto la pelle di inverno abbracciati stretti tra le radici nei piedi dell'amore addormentato affranto allo scorrere del vento cercarsi tra le labbra di foglie e lasciarsi andare allo sciogliersi di neve dita capricciose, languide pozzanghere in occhi l'addio liquido evaporato al sorriso di sole prega, spera che non vada spergiura il tepore del giorno danzante sull'erba umida dei loro amori un sentore di primavera l'inverno che va levandosi in volo tra nembi piovosi di marzo primavera che resta a dormire un po' tra tronchi nodosi di marzo
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Lorenzo Mullon
- 04/03/2014 20:33:00
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Ritorniamo alla voce, sì. Di marzo. Se riesco a smanettare giusto, le mie le ritraduco in suoni e onde. Degli universi etero(tipo)grafici ne ho pieni i nembi
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L’Arbalète
- 04/03/2014 19:51:00
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Oppure la voce, la voce sì, lunica cosa che conti veramente...
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L’Arbalète
- 04/03/2014 19:42:00
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La tua poesia mi piace tantissimo Chanteloup. Peccato, è un vero peccato che sia (secondo me, secondo me, povero me!) penalizzata da una resa etero(tipo)grafica. Mi sarebbe piaciuta immensamente se resa endo(calli)grafica, magari in punta di morbida grafite. Chissà come le scrivi certe cose... biro, matita, tastiera, stilografica... ? Facci sapere, por favor! :)
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